“Faber est suae quisque fortunae” è un motto di origine latina che da tempo viene utilizzato in maniera costante e che è entrato a far parte dell’uso comune della lingua italiana.
Succede spesso che termini derivanti da altre lingue vengano italianizzati, entrino a far parte delle conversazioni in lingua e vengano inseriti di diritto tra i nostri modi di dire. E’ il caso di tantissimi termini anglofoni ad esempio, come “routine”, “brand” e “smartphone” ormai entrati a far parte del nostro dizionario.
Questo succede anche con i termini e le espressioni in latino, nostra lingua di origine, che diventano di uso comune come ad esempio “carpe diem“, “ad maiora semper“, “de gustibus non disputandum est” e così via.
Anche “Faber est suae quisque fortunae” è una tra le espressioni latine più in voga al momento, vediamo insieme cosa significa.
Se invece vuoi sapere di più sul significato di “ad maiora semper”, leggi il nostro approfondimento.
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Origine e significato dell’espressione latina
Qual è l’origine della espressione latina “Faber est suae quisque fortunae”? Qual è il significato?
La traduzione in italiano di questa espressione è “Ognuno è artefice del proprio destino” oppure “Ognuno è artefice della propria sorte”.
Questa locuzione latina è presa da Sallustio che la inserisce nelle “Epistulae ad Caesarem senem de re publica” e la attribuisce al console Appio Claudio Cieco. Esistono però grandi dubbi sulla reale attribuzione dell’opera in questione a Sallustio e la discussione è ancora aperta tra gli studiosi della letteratura latina.
Non ci sono dubbi però che la frase sia stata pronunciata dal console Appio Claudio Cieco nell’opera “Sententiae”.
La filosofia dello “homo faber” per gli antichi romani
Il concetto che c’è dietro al motto latino “faber est suae quisque fortunae” è molto profondo e rispecchia la filosofia di vita degli antichi romani.
Dire che “ognuno è artefice del proprio destino” infatti, significa affermare che non esiste evento sfortunato od ostacolo che non possa essere superato con la volontà. La frase pronunciata dal console Claudio Appio Cieco è il punto focale di una filosofia di vita per cui ogni uomo può raggiungere i propri obiettivi se ci crede veramente.
Un inno alla vita e ad essere più forte del destino: l’elemento che tutte le popolazioni antiche ponevano come giustificazione agli insuccessi dell’uomo viene abbattuto, d’ora in poi ogni uomo ha in mano le sorti del proprio destino.
Questo atteggiamento ci fa capire i motivi del successo e dell’espansione millenaria dell’Impero Romano.
Le varianti del motto
Esistono poi alcune varianti della massima latina, come ad esempio “Homo faber fortunae suae” e “Homo faber ipsius fortunae“. In questi casi, come potete notare, manca la parte verbale “est” che viene omessa per motivi puramente stilistici e di scorrevolezza.
In altri casi il motto invece varia in “faber est unusquisque fortunae“.
Come si pronuncia
L’espressione latina in questione non si pronuncia così come si scrive in quanto in latino il dittongo “ae” si pronuncia “e”. Per via di questa particolare regola di fonetica della lingua latina la massima in questione si pronuncia così: “faber est suE quisque fortunE”.
La traduzione in inglese
La traduzione in inglese di “faber est suae quisque fortunae” è “every man is the artisan of his own fortune“.
Gli usi più comuni della locuzione: il tatuaggio
Ci sono tanti contesti in cui questa frase viene utilizzata, in particolar modo nell’ambito lavorativo e sportivo come motto di sostegno reciproco tra colleghi e compagni.
L’uso più curioso ha a che fare con i tatuaggi.
Molte persone infatti scelgono “Faber est suae quisque fortunae” come scritta da tatuarsi sul corpo, un messaggio diretto a se stessi (e anche agli altri) per continuare a lottare e affrontare gli ostacoli che la vita ci frappone.
La prossima volta che lo leggerete su un tattoo ne conoscerete a pieno il significato letterale e non solo!